ACI TREZZA Borghi Marinari

Porto di Acitrezza

Description

IL BORGO MARINARO

Foto di Massimo Vittorio

Le prime frequentazioni dell’area si collegano alla mitica città di Xiphonia, fondata dai Greci nel VII secolo a.C. Il mito è fortemente radicato nel territorio; i faraglioni sono infatti spesso identificati come i massi lanciati dal ciclope Polifemo alla nave di Ulisse nell’Odissea di Omero. Questo tratto di costa era anche noto come sito di passaggio per le navi romane tanto che nelle sue acque vi sono stati ritrovamenti archeologici.

La fondazione ufficiale del borgo avvenne nel XVII secolo per volontà di Stefano Riggio. Il principato di questa nobile famiglia possedeva all’epoca l’area che oggi comprende centri come Valverde, Aci Sant’Antonio e Aci San Filippo e decise qui di realizzare un punto di accesso al mare. Lo scalo divenne un importante nodo commerciale per il territorio e fin da subito si ampliò con una chiesa, magazzini e depositi. Il centro subì ingenti danni a causa del sisma del 1693 che colpì duramente la Val di Noto e la zona etnea. I nobili Riggio, principi d’Aci, si impegnarono nella ricostruzione e nel Settecento ampliarono il porto, il numero di abitazioni e realizzarono una strada di collegamento fra i centri dei loro possedimenti. Nel 1820, con l’uccisione dell’ultimo rappresentante e l’abolizione del feudalesimo, si conclude la dinastia dei Riggio e Aci Trezza vive un periodo di incertezze amministrative e lotte per l’indipendenza. Nel 1828 il centro viene accorpato ad Aci Castello, pur mantenendo una sorta di autonomia, seguendo le medesime vicissitudini storiche italiane, con un particolare boom edilizio a partire dagli anni Sessanta.

Ad Aci Trezza è ambientato il noto romanzo I Malavoglia di Giovanni Verga che, attraverso un racconto corale, narra le vicende di una famiglia di pescatori seguendo la visione pessimistica delineata dall’autore. I luoghi reali del borgo sono presenti in diversi passi della narrazione con piazze, botteghe e scorci; la Casa del Nespolo, focolare domestico della famiglia, oggi è diventata sede museale e principale sede per esplorare il rapporto tra il centro storico e la vicenda del romanzo. Il pessimismo dell’autore trova così perfetta cornice nel periodo di crisi e incertezza vissuto dal borgo al termine del XIX secolo.

Il nucleo originario del borgo è individuabile nella piazza principale, oggi dedicata a Giovanni Verga, su cui si affacciano la Chiesa di San Giovanni Battista e il porto, inquadrando in quest’ultimo la principale vocazione economica di Aci Trezza. I primi quartieri si sono distribuiti lungo la fascia costiera ospitando prevalentemente famiglie di pescatori nella zona della marina e alle spalle della chiesa. Grazie alla bellezza del mare, i servizi di approdo offerti e la prossimità a Catania, a partire dal Dopoguerra, Aci Trezza ha visto negli ultimi decenni una maggiore attenzione turistica a discapito del settore della pesca. Sono state così edificate le colline alle spalle del borgo con seconde case e ville e intensificata la costruzione a ridosso della fascia costiera. Il tutto restituisce oggi una maglia urbana più disordinata rispetto agli isolati dei quartieri storici, generando nuovi nuclei sparsi e diradati verso l’entroterra.

Foto di Alice Valenti

La pesca è al centro delle attività della comunità locale sin dalla sua fondazione. Il romanzo dei Malavoglia qui ambientato gravita intorno alle condizioni socio-economiche del borgo ottocentesco, descrivendo una vita dura, fatta di sacrificio e quasi totale dipendenza da grandi elementi naturali. Uno di questi è la tempesta che distruggerà la barca dei protagonisti, ma parallelamente emerge per potenza, mistero e ricchezza il mare. Spazio immenso, difficile da affrontare, ma anche luogo di grandi opportunità e possibilità, in grado di dare sostentamento alla comunità grazie alla pesca e alle tante attività che questa riesce a generare. La marineria di Aci Trezza ancora oggi si anima con maestri d’ascia, esperti professionisti nella costruzione e riparazione delle imbarcazioni che non mancano di decorare con elementi ancestrali e di antichissime origini. Il paesaggio del porticciolo del borgo si arricchisce di colorate barche che incuriosiscono e attirano per le tante figure ospitate sui loro scafi: sirene, santi, occhi, motivi ripresi dai carretti siciliani, ognuno di questi con funzione simbolica, protettiva o propiziatoria. Il rapporto fra la comunità di pescatori e gli elementi naturali è ancora protagonista nella rievocazione drammatica del pisci a mmari, una pantomima che vede in contrapposizione la lotta fra il pescatore e la sua preda, in questo caso il pesce spada (si veda specifica sezione).

La cucina è protagonista dell’identità del borgo e del suo rapporto con il territorio; in questa zona vengono da molti individuate le origini del gelato realizzato grazie alle nevi dell’Etna. Oggi questa eredità emerge nelle ottime granite gustate nei tanti locali del litorale. Ma i prodotti del mare come pesci e molluschi sono al centro di diverse ricette locali, fra le quali spicca per unicità il mauru, una preparazione a base di un’alga che qui prende un particolare sapore grazie ai fondali lavici.

Dal Novecento il borgo incastonato in quella che è stata nominata la Riviera dei Ciclopi, è diventato una delle più famose attrazioni del litorale catanese. Già dal secondo dopoguerra, il centro si è notevolmente ampliato con l’edificazione di nuove abitazioni, soprattutto seconde case e villette. La comunità ha avviato con successo attività per l’ospitalità e la ricettività, popolando la fascia costiera e l’immediato entroterra di ristoranti, bar, hotel e B&B e servizi turistici per visitare la fascia costiera e in particolare i faraglioni. Aci Trezza diventa quindi uno dei più importanti nodi del sistema turistico a nord di Catania integrandosi tra natura, mare, arte, cultura, mito ed enogastronomia.

Il borgo è collegato al centro principale del Comune di Aci Castello attraverso la Strada Statale 114, che funge da dorsale costiera principale per il collegamento alle vicine Catania a sud e Acireale a nord. L’intera comunità, le sue storiche attività di pesca e i nuovi servizi turistici, gravitano poi sull’importante porto che ospita numerose imbarcazioni e pescherecci. L’area è racchiusa fra due moli e vede sette pontili principali, mentre a nord si segnala un piccolo scalo direttamente collegato al mercato ittico.

Tra le risorse architettoniche e paesaggistiche del borgo legate al mare si segnalano:

Foto di Massimo Vittorio

L’Area Marina Protetta Isole Ciclopi e la Riserva Naturale Integrale Isola Lachea e faraglioni dei Ciclopi. L’area naturale marina si estende tra Capo Mulini e Punta Aguzza, con ambito di protezione prevalente fra le Isole Ciclopi (Zona A) e lo specchio d’acqua di fronte Aci Trezza (Zona B). La riserva terrestre punta alla conservazione del peculiare ambito geologico del piccolo arcipelago delle Isole dei Ciclopi. Le aree protette vogliono tutelare un sistema naturale di splendida bellezza, sia paesaggistica che sotto il livello del mare. I faraglioni, simbolo di questo litorale noto come “Riviera dei Ciclopi”, rappresentano inoltre memoria storica di miti e leggende che incarnano l’identità del borgo.

La chiesa di San Giovanni Battista. L’edificio, dedicato al santo patrono del borgo, è stato ricostruito a seguito del terremoto che colpì la Val di Noto nel 1693. A metà del Settecento, visto l’aumento della popolazione locale, viene ampliata la struttura inizialmente a navata unica. Oggi la chiesa si presenta con una facciata in stile barocco e portale neoclassico con interni decorati con stucchi, marmi e la pregevole statua lignea raffigurante San Giovanni Battista.

Il mercato ittico. Importante struttura in prossimità del porto attiva per la commercializzazione del pescato.

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