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LE ESPRESSIONI TRADIZIONALI E GLI SPAZI CULTURALI

La ‘ntinna a mari (letteralmente “Antenna a mare”) è un gioco tradizionale che si svolge a Cefalù ogni 6 agosto, ultimo giorno dei festeggiamente in onore del SS. Salvatore, compatrono del paese.
Un palo, ricoperto di sapone o grasso, viene saldamente fissato al molo sporgente orizzontalmente sul mare, con una bandiera raffigurante il SS. Salvatore posta all’estremità. I partecipanti, tradizionalmente i figli maschi dei pescatori del paese, si sfidano per raggiungere e impugnare la bandiera.
La gara consiste anche in una farsa spettacolare cui partecipano migliaia di spettatori sia dalla spiaggia che dalle barche. Questo momento ludico consiste infatti in un importante momento di aggregazione collettiva, durante il quale le famiglie (in particolare i congiunti dei pescatori), attrezzate di angurie e pasti che possono rinfrescare e allietare la visione dello spettacolo, assistono alle performance dei giocatori a bordo delle proprie barche.
Da regolamento non è possibile prendere la bandiera durante i primi cinque giri della competizione, considerati giri preliminari.
Molti dei partecipanti, generalmente i primi a prendere parte alla competizione, assumono pose buffe o indossano abiti femminili o costumi burleschi al fine di intrattenere il pubblico e di suscitare le loro risate. Per i giocatori più abili, che anticamente sfruttavano l’occasione della gara anche per mettersi in mostra davanti alle fanciulle del paese, il comitato organizzativo interviene nella gara facendo oscillare l’antenna, per mezzo di una corda attaccata alla punta del tronco e ricoprendolo a più riprese con il sapone o il grasso, per renderlo ancora più scivoloso.
Numerosi sono i tuffi e le cadute a cui gli spettatori assistono prima che un partecipante riesca a vincere la gara.
L’origine del gioco è assai antica; pare infatti che la competizione possa aver avuto origine in alcuni giochi che facevano anticamente i marinai sulle proprie imbarcazioni. Esistono infatti attestazioni di nomi di vincitori della ‘Ntinna a mari risalenti già all’Ottocento, che dimostrano che i partecipanti alla competizione appartenevano alle famiglie dei pescatori.
«Un’ipotesi assai credibile è che la ‘Ntinna a mare abbia avuto inizio sin dal 1729 come attesta un documento notarile del 1750 custodito presso la biblioteca del Museo Mandralisca di Cefalù. Si narra, infatti, che gli uomini di mare cifalutani, si svagassero sulle navi facendo un gioco: gli uomini più audaci si sfidavano nell’attraversare il “bompresso”, ovvero un lungo albero posto orizzontalmente a prora delle navi, che aveva la funzione di tendere le cime delle vele di prora» (Marsala 2022: 15).
Come già anticipato, le storiche famiglie dei pescatori del paese detengono da secoli, e di generazione in generazione, un ruolo centrale sia nell’organizzazione dell’evento che nella partecipazione alle diverse edizioni, come testimonia il ricorso di alcuni noti cognomi nella lista dei vincitori della gara (Provenza, Papa, Brocato tra i più premiati).
«L’organizzazione della ‘Ntinna a mari […], in passato, era appannaggio dei Marinai di Rivela che, secondo una tradizione radicata, avevano giurisdizione sull’utilizzo del Molo di Cefalù e costituivano una delle maestranze più importanti della Città. Venuta meno questa Maestranza, ad organizzare la competizione era una stretta rosa di marinai e pescatori» (Marsala 2022: 20).
La leggenda narra che la nave su cui si trovava Ruggero II fu colta da un terribile nubifragio mentre salpava verso Palermo. Ruggero chiese allora al SS. Salvatore la grazia di essere salvato e promise di edificare una chiesa nel luogo in cui sarebbe approdato. La sua nave approdò nel piccolo borgo di Cefalù, dove fece costruire la magnificente cattedrale.
Secondo le fonti storiche l’edificazione della Cattedrale ebbe inizio nel 1131 e nei decenni seguenti furono realizzati i mosaici nell’abside e sistemati i sarcofagi porfiretici che Ruggero II d’Altavilla aveva destinato alla sepoltura sua e della moglie. La chiesa fu consacrata ufficialmente il 10 aprile 1267.
A Cefalù, nelle prossimità del Bastione, esiste uno scoglio denominato “Scoglio ubriaco”, perché, secondo una leggenda, un veliero che trasportava vino andò a sbattere contro questo scoglio a causa di una tempesta.
La leggenda è così viva e il toponimo è così noto che lo scoglio ha dato il nome ad alcune attività commerciali situate nella zona.