FAVIGNANA Borghi Marinari

Favignana (TP)

Description

IL BORGO MARINARO

Foto: www.freepick.com

Favignana è l’isola più grande delle Egadi, la “Perla” dell’arcipelago. Il nome risale al Medioevo e sembrerebbe derivare dal nome del vento Favonio proveniente da Ovest. La presenza umana a Favignana risale al Paleolitico superiore. Tracce di antichissimi insediamenti umani si hanno principalmente nelle grotte del Faraglione e del Pozzo in zona San Nicola. I Fenici si stabilirono a Favignana a partire dall’VIII secolo a.C. fino all’anno 241 a.C., quando l’esercito romano guidato da Gaio Lutazio Catulo sbaragliò la flotta cartaginese nella battaglia finale della Prima Guerra Punica detta appunto Battaglia delle Isole Egadi, in cui la Sicilia venne definitivamente concessa a Roma decretando la nascita della sua prima Provincia. I resti denominati “case Bauci”, sono testimonianza del dominio romano, protratto fino al 446 d.C. Dopo il crollo dell’Impero Romano le isole caddero in mano dei Vandali e dei Goti ed in seguito dei Saraceni, che nel 857 sbarcarono in Sicilia e iniziarono la conquista dell’isola durata circa un secolo. Nel 1081 i Normanni, sotto il governo di Ruggero d’Altavilla, vi realizzarono un villaggio e possenti fortificazioni. I successivi anni, a seguito di scontri e incursioni sempre più brutali, l’isola venne abbandonata e i pochi abitanti rimasti si rifugiarono negli ingrottamenti presenti nelle aree di cava, lasciando testimonianza nella cosiddetta “Grotta delle armi”.

Nel 1637 i Pallavicino Rusconi di Genova acquistarono l’isola dal governo Spagnolo e con una licentia populandi molto permissiva edificarono la città.

Nella seconda metà dell’Ottocento Ignazio Florio acquista la Tonnara ed edifica l’omonima Villa. Le attività dei Florio hanno sicuramente inciso sulla successiva struttura e dimensione urbana con segni ben visibili nel Piano di Damiani Almeyda come Palazzo Florio, la Camparia, lo Stabilimento Florio e la chiesetta di S. Antonio.

Le attività commerciali sono di origine antichissima, essendo l’isola in una posizione strategica del Mediterraneo. Tra queste una molto redditizia fu quella legata alla pesca del tonno. Assieme all’isolotto di Formica e allo scoglio Maraone, l’isola ha funto infatti da enorme baia di virata per le rotte dei tonni nel loro giro attorno alla Sicilia dove ogni anno, alla fine della primavera, si accostavano per riprodursi. La tonnara di Favignana fu una vera è propria “industria” della lavorazione del tonno. Ai tempi dei Florio, negli stabilimenti operavano fino a 350 operai e nella pesca anche 150 tonnaroti.

Tra le risorse architettoniche e paesaggistiche del borgo legate al mare si segnalano:

La Tonnara Florio. Si veda specifica sezione

Il Porto. Il porto di Favignana presenta due pontili principali di attracco ed è di fondamentale importanza per l’isola sotto molteplici aspetti. Il porto è stato classificato di prima categoria agli effetti della navigazione e di quarta classe ai fini dell’attività commerciale.

Il Forte di Santa Caterina e il Forte San Giacomo. Il primo nato durante il periodo saraceno, sarebbe poi stato ampliato e trasformato dai normanni, fin dai tempi di Ruggero I. Il secondo sarebbe stato edificato ex novo da Ruggero I. Entrambi ricostruiti nel 1496 da Andrea Riccio. Con i Borboni i castelli di Favignana divennero famosi per le condizioni disumane del loro uso carcerario per condannati politici.

Le cave di tufo. Caratterizzate da un’eccellente pietra da costruzione, hanno costituito per molto tempo una delle più importanti risorse di Favignana, plasmando inoltre il territorio, per l’estrazione della pietra, in gallerie vaste e articolate. Quello delle cave di Favignana è un tufo bianchissimo composto di frantumi di conchiglie marine arrotondati per l’azione dell’acqua e strati in compatta arenaria per una cementazione ossido-calcarea (cfr. Scarcella: 1978).

Il sito archeologico di San Nicola. In questo sito sono localizzati: il cosiddetto “Bagno delle donne”, del III sec. a.C., un ambiente ipogeo collegato al mare da un cunicolo, probabilmente usato per la lavorazione del pesce; le cetariae, vasche per la conservazione del pesce e la produzione del garum, una salsa proveniente dalle interiora dei pesci che i romani usavano come condimento.

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