FAVIGNANA Espressioni Tradizionali e Spazi culturali

Favignana (TP)

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LE ESPRESSIONI TRADIZIONALI E GLI SPAZI CULTURALI

Foto: CRICD

Le Cialome, dal greco kéleusma (grido) sono canti intonati durante la pesca del tonno rosso attraverso l’antica tecnica della mattanza, praticata in diverse località del Mediterraneo mediante la tonnara. La mattanza prevedeva la creazione di un percorso obbligato per i tonni che venivano intrappolati in una serie di camere, fino ad arrivare all’ultima chiamata “camera della morte”. Quando i tonni giungevano nella camera della morte, una serie di piccole imbarcazioni si disponevano in cerchio attorno alla rete e la tiravano fino a portare i pesci a filo d’acqua dove venivano colpiti con arpioni dai pescatori dell’imbarcazione principale, mettendo in atto la vera e propria mattanza. L’operazione di tiratura delle reti (lunghe vari chilometri) richiedeva un imponente sforzo di energie e un grande lavoro di coordinazione dei movimenti, che venivano giostrati dal rais, capo della pesca. Era proprio in questa fase della pesca che i pescatori, guidati da un cialomatore, intonavano le cialome, che avevano la duplice funzione euritmica e propiziatoria e un carattere responsoriale. Il cialomatore intonava un verso del canto e i pescatori rispondevano in coro. Questo aspetto rende i canti simili a delle vere e proprie litanie e conferisce, insieme a numerosi altri elementi, una fortissima ritualità all’azione della pesca, confermata anche dal contenuto dei testi di alcune cialome. Il contenuto dei testi delle cialome è in prevalenza composto da espressioni devozionali, ma non mancano testi a tema profano, talvolta caratterizzati anche da espliciti riferimenti erotici, ed espressioni intraducibili derivanti da vocaboli arabi.

Di solito la cialoma iniziava con un andamento più lento, che andava crescendo di intensità man mano che aumentava lo sforzo necessario per tirare le reti.

Tra le cialome più note Ajamola era il canto di apertura, perché aveva un ritmo meno cadenzato che accompagnava i movimenti iniziali nella tiratura delle reti. Secondo alcune interpretazioni, l’espressione “aiamola” deriverebbe dall’arabo ai ya mawla (O mio Signore), secondo altri dall’espressione “forza moro”. Seguivano poi altre cialome come Lina, Lina, Zzá Monaca e Gnanzù, che avevano un andamento più incalzante, utile per coordinare i movimenti di tutti i tonnaroti ed incitarli allo sforzo.

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