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IL BORGO MARINARO

La storia di Riposto è strettamente correlata a quella della Contea di Mascali e del vicino centro di Giarre. A partire dal 1124 le terre della Contea di Mascali vennero donate da Ruggero II al vescovo di Catania, l’abate Benedettino Ansgerio. Il territorio boschivo era molto esteso, superava le 1500 salme e visti i frequenti furti di legname, necessitava di un presidio umano continuo. Per tale scopo iniziò la politica insediativa del vescovo attraverso concessioni gratuite a condizione che fosse assicurata la presenza di un nucleo familiare fisso. Nella seconda metà del 1500 il vescovo conte Nicola Maria Caracciolo concesse il terreno necessario a quanti volessero costruire case e coltivare terre contribuendo all’insediamento e allo sviluppo dei borghi della contea. Iniziò, così, un processo di esplosione demografica nei numerosi borghi di Giarre, Riposto, Torre Annunziata, Macchia, Tagliaborsa, San Leonardello, Miscarello, Trepunti, Altarello, Milo Dagala, Monacella, dove ogni borgo aveva un suo specifico ruolo all’interno del territorio. Riposto, ad esempio, era il “ripostiglio” delle decime dei vini che spettava al conte.
La contiguità di Riposto e Giarre e la loro rapida crescita confluirono presto a formare topograficamente un’unica città, nonchè il centro cardine del commercio marittimo per la presenza nel territorio dell’unico scaro dei borghi posti sul versante jonico dell’Etna.
Con il terremoto del 1693 la vecchia strada “consolare” che collegava Messina a Catania fu spostata a valle, passando per Giarre e questo ne ha influenzato lo sviluppo urbanistico. «Allo stato attuale non si conosce il motivo per cui è stato individuato questo tragitto, tuttavia si può supporre, verosimilmente, che seguisse la preesistente “strada per le marine”, tracciata originariamente per motivi militari» (Cavallaro 2016).
A seguito della ribellione di Messina contro gli spagnoli, molti messinesi emigrarono nella città di Riposto nel quartiere “Pagghiara”. Una delle testimonianze è la devozione alla Madonna della Sacra Lettera (di culto messinese) alla quale fu dedicata la prima chiesa. Nel Settecento la città si sviluppa in direzione sud fino alla riva dell’attuale porto, a dimostrazione della crescente importanza del commercio marittimo, confermata nella prima metà dell’Ottocento con la nascita di nuove strutture di servizio come i cantieri navali e con la costruzione del porto. Il territorio si arricchisce nel tempo di oratori, collegi e scuole come l’antica Regia Scuola Nautica per Capitani di Cabotaggio e di Altura, nonché la Scuola di Commercio con annesso pensionato che ospitò diversi giovani provenienti da tutta la Sicilia.

Diversi i tratti distintivi identitari della comunità di Riposto, primo tra tutti il binomio inscindibile vino e mare che, associato al dinamismo economico e commerciale, diede anche impulso allo sviluppo culturale della comunità. La ricchezza del territorio sin dal XVII secolo si andò spostando gradualmente dal territorio collinare di Mascali a quello più costiero di Giarre che, in un clima infuocato, ne reclamò l’autonomia. Iniziò così una disputa tra i due centri che porterà prima all’autonomia di Giarre da Mascali e poi quella di Riposto da Giarre. L’animosità del popolo di quest’ultimo fu tale da essere chiamato dai mascalesi il “Borgo riottoso”. Le vicende dei due centri furono raccontate dai documenti dell’epoca e nei versi di due poeti dialettali rispettivamente per Mascali Venerando Gangi che nel 1812 scrisse il poemetto “Il dialogo di Masclot, Masclet e Maschelon”, mentre per Giarre il catanese Domenico Tempio che scrisse nel 1813 “La fera in cuntrastu”.
L’autonomia ripostese verrà sancita con decreto del 27 aprile 1841.
La vocazione marinara del borgo è documentata da diverse fonti. Dallo scaro di Riposto erano vari i prodotti che partivano per varie rotte. Tra i maggiori acquirenti di prodotti sicuramente vi furono gli inglesi, che acquistavano “oli essenziali” e soprattutto il “robusto, alcolico e dolciastro vino dell’Etna”. «Dal porto di Riposto – passato in breve tempo da scalo di quarta categoria a porto di seconda categoria – partiva anche la varca da nivi con destinazione Malta. La neve era utilizzata per rinfrescare le bevande, in pasticceria e in campo medico. Attorno ad essa si costituì una specifica economia che dava lavoro a imprenditori, rivenditori, operai, gelatai». (ivi: 76).
Allo storico porto, che nasce per esigenze prettamente commerciali, si è successivamente annesso il porto turistico internazionale, uno dei più importanti della Sicilia. Il “Porto dell’Etna”, così come comunemente viene chiamato, è dotato anche di un cantiere navale che garantisce assistenza continua alle imbarcazioni. Tali opere hanno consolidato non solo il turismo ma anche le attività produttive indotte legate al mare.
Tra le risorse architettoniche e paesaggistiche del borgo legate al mare si segnalano:
Torre Modò, anche detta Turricedda, che risale alla seconda metà del 1500. Costruita a difesa della costa per l’avvistamento degli sbarchi turchi, la torre è alta 8 metri ed è attualmente di proprietà privata.
L’Istituto Nautico Cafiero, fra le più antiche scuole nautiche d’Italia. Nasce infatti nel 1820 come Regia Scuola Nautica per Capitani di Cabotaggio e di Altura e nel 1873 diventa Istituto Nautico con annesso anche un Osservatorio Meteorologico.
Palazzo Vigo, situato sul lungomare della frazione di Torre Archirafi, costruito nei primi anni del Settecento, dove viene conservato il Presepe del pescatore realizzato nei primi anni del Novecento in terracotta locale.
Il Mercato ittico, storico mercato costruito nei primi anni del Novecento.