RIPOSTO E TORRE ARCHIRAFI Saperi del Mare

RIPOSTO E TORRE ARCHIRAFI

Description

I SAPERI DEL MARE

Foto di Giovanni Di Vincenzo

Nel borgo marinaro di Torre Archirafi si praticano ancora tecniche di pesca antiche, poiché le attività di pesca locale sono svolte su scala artigianale. La piccola comunità di pescatori non pratica, infatti, questo tipo di attività come primo impiego professionale, ma come attività supplementare nei periodi “di riposo” in cui i marinai non sono imbarcati o dopo la pensione.

Nel piccolo borgo sono due le tipologie di pesca tradizionale che si svolgono prioritariamente: la pesca a mare e la pesca sugli scogli.

La pesca a mare era praticata fino agli anni Ottanta circa con imbarcazioni a remi, e prima degli anni Sessanta anche con barche a vela. L’attività di pesca si concentrava a massimo un miglio dalla costa, e si svolgeva con la lenza tradizionale (con ami e piombi) per pesci di scoglio, come il pizzirè (donzella o viola, tipo di pesce magro, non grasso come il pesce azzurro, molto colorato con colori vivaci), oppure scorfani e altri tipi di pesce da brodo utilizzati per zuppe.

Altro tipo di pesca era quella con la nassedda, una piccola nassa, costruita artigianalmente in giunco (virga nel dialetto locale) dai pescatori stessi durante periodi di pausa (dovuti, per esempio, al maltempo) o da artigiani specializzati. L’attività della costruzione delle nassedde era così nota da richiamare clienti anche da paesi limitrofi, come Acireale, per acquistarle. Verso la fine dell’estate si andava sulle falde dell’Etna e si raccoglieva la virga; si toglievano le foglie, si faceva poi essiccare, e gli steli dell’arbusto venivano lavorati con spaghi e con vugghiole, aghi a doppia cruna, e poi con dei particolari nodi venivano avvolte a forma di chiocciola, fino a creare la forma di cono, caratteristica della nassa. Sebbene gli arbusti avessero già un colore marrone scuro, a volte le nassedde venivano scurite ancora di più per far sì che si mimetizzassero con i fondali marini. Le trappole vengono ancora oggi calate con una zavorra (in genere pietre laviche), utilizzando come esca dei granchi. Con questo tipo di strumenti e tecniche vengono in genere pescati pesci da brodo.

La pesca sugli scogli è un’altra attività che veniva svolta a Torre Archirafi con più assiduità nel passato, ma che ancora oggi viene praticata da alcuni pescatori e, a volte, anche dalle donne delle famiglie di questi ultimi. L’attività era denominata in siciliano “iri a cogghiri i patelli” e “a cogghiri u mauru” e consisteva nella raccolta delle patelle, chiocciole di mare (vavalaci), consumate poi crude o fritte, e dell’alga rossa commestible (mauru), diffusa nella zona di Riposto perché cresce nei ruscelletti di acqua dolce che affiorano sulla riva. Quest’alga cespugliosa si vendeva sulla piazza (alcuni la vendono ancora oggi, più che altro su ordinazione) e si mangia, generalmente, condita ad insalata con succo di limone e sale o fritta. La raccolta delle patelle risente delle fasi lunari: in base al periodo del ciclo lunare in cui si svolge la raccolta si raccoglieranno, infatti, patelle di dimensioni maggiori o minori.

Come già anticipato, queste attività di pesca e raccolta della flora e della fauna marina sono ancora oggi praticate da alcuni pescatori.

L’attività di pesca svolta a Riposto differisce da quella appena presentata, in quanto è praticata in modo più intensivo e professionale. A una maggiore distanza dalla costa e con equipaggiamenti differenti vengono infatti pescati pesce spada e pesce azzurro. La pesca del pesce azzurro si fa anche per il sauro, le boghe (vope) e le spatole con una lenza a 12 ami. Si pratica anche la pesca dei polpi con le nasse. Un altro metodo è quello della totanara o ontrutu: arco a sesto acuto di circa 10-15 cm, in ferro o acciaio, con 5 o 6 ami grossi rivolti verso l’esterno. Al centro, come esca, si pone un sucareddu (sauro azzurro, che fa da esca per il polpo) e il filo di nylon tenuto dal pescatore. A differenza della lenza normale, questo tipo di strumento si deve tenere sempre in movimento (sali e scendi, per far credere al polpo che il pesce esca sia vivo).

Per la pesca di notte si esce con la lampara, vicino alla riva, si utilizza lo specchio, e poi si cala la lenza oppure si usa la fiocina o il cestello.

A Riposto si svolge anche una pesca con le reti; i pescatori professionisti vanno, infatti, al largo per pescare vope, monacelle e pesce spada.

Mentre a Riposto i pescatori portano il bottino della propria battuta di pesca ai rigattieri che lo rivendono al mercato ittico del paese, a Torre Archirafi il pescato veniva venduto dai pescatori stessi quando tornavano dalla battuta di pesca, aiutati, in alcuni casi, dalle mogli per pulire le reti da alghe e pesci e per trovare acquirenti.

Oggi a Torre Archirafi si svolge un’attività di vendita più mirata, su ordinazione o indirizzata ai turisti, essendo il pescato del piccolo borgo un prodotto particolare che si distingue nell’essenza e nel sapore.

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