SAN VITO LO CAPO Borghi Marinari

San Vito Lo Capo (TP)

Description

IL BORGO MARINARO

Foto di Luiz Cent via www.unsplash.com

Il territorio di San Vito Lo Capo venne frequentato dall’uomo sin dall’età preistorica, ma le prime attestazioni di insediamenti sono in parte legate alla leggenda. Si racconta di un villaggio chiamato Conturrana, seppellito da una frana intorno al 300 d.C. In quel periodo, a seguito del passaggio di San Vito, martire di Mazara del Vallo, e Santa Crescenzia venne a loro dedicata una chiesetta; molto frequentata nei secoli a venire, venne sostituita da un santuario-fortezza alla fine del Quattrocento con lo scopo di difendere e fornire alloggio ai pellegrini. Nel 1412 entra in esercizio la vicina Tonnara del Secco che resterà in attività fino al 1965. Nel XVII secolo la funzione del santuario venne ulteriormente potenziata dando all’architettura l’attuale aspetto militare. Nello stesso periodo sorgono numerose torri costiere, vista la posizione strategica del Capo a protezione del golfo. Nel Settecento, intorno al santuario cominciarono ad insediarsi i pescatori avviando la nascita del borgo marinaro. Oggi San Vito Lo Capo, grazie alla prossimità alla Riserva naturale dello Zingaro e l’organizzazione del Cous Cous Fest è una delle più note mete del turismo balneare in Sicilia.

La struttura urbana del borgo marinaro si diffonde a scacchiera con isolati ortogonali secondo i dettami propri dell’urbanistica ottocentesca. Solo nei pressi del Santuario-Fortezza, matrice generativa dell’insediamento, il tessuto diventa più irregolare in vista delle prime abitazioni realizzate dai pescatori nel Settecento. Le tipologie edilizie più presenti sono le case a schiera e in linea, che mantengono basse elevazioni. In funzione degli utilizzatori originali, le abitazioni mostrano una copertura a falde e piccoli spazi a giardino interno, suggerendo un uso più rurale; dall’altra parte si vedono coperture piane e fronte arretrato rispetto alla strada, il tutto identificando come probabili abitanti i pescatori. Nel territorio si sono ampliati in epoca recente alcuni piccoli insediamenti rurali come i borghi di Macari e Castelluzzo, noti soprattutto per l’ospitalità turistica e stagionale.

La sintesi perfetta del rapporto fra comunità, mare e contaminazioni storiche e culturali è il famosissimo cous cous di San Vito Lo Capo. Piatto di origine araba, la sua trasposizione siciliana molto probabilmente non deriva dal periodo di dominazione nell’isola intorno al IX secolo, bensì può essere definito come una espressione culturale “di ritorno” quando le comunità trapanesi avviarono un processo di emigrazione e numerose frequentazioni con la costa tunisina a partire dal Seicento. Sono stati tantissimi i collegamenti, soprattutto di natura economica, tra la Sicilia Occidentale e il nord Africa, dove pescatori, artigiani, imprenditori e professionisti si trasferivano o si spostavano quasi quotidianamente intrecciando scambi e relazioni. Queste comunità acquisirono e portarono nella fascia costiera che va da Mazara del Vallo a San Vito Lo Capo un piatto che valorizzava il pesce molto spesso invenduto unito alla semola, creando una commistione di sapori unica. San Vito Lo Capo intuì le potenzialità del piatto come tramite e vettore fra diverse culture e su questa visione nel 1998 ospitò la prima edizione del Cous Cous Fest, evento e competizione internazionale che si svolge da ormai 25 anni.

Foto di Giovanni Lucido

La comunità del borgo sin dalla nascita dell’insediamento ha dedicato le proprie energie ed attività connesse al mare e alla pesca. Per riconoscere questo forte legame storico e identitario dal 2018 è stata aperta dall’amministrazione e con fondi GAC la Casa del pescatore. Un luogo di incontro e di scambio gestito da un’associazione di pescatori locali e che ospita anche incontri ed eventi.

Negli ultimi decenni, grazie alle splendide spiagge e alla sempre maggiore notorietà acquisita dal Cous Cous Fest, San Vito Lo Capo si è posizionata come una delle più frequentate località della Sicilia Occidentale. La comunità oggi si dedica con grande successo all’ospitalità e ai servizi turistici, valorizzando un comprensorio ricco di splendide spiagge, ma anche di storia, cultura ed enogastronomia. Strade, incroci e cortili sono oggi abbelliti con vasi e fiori e le strade sono animate da tanti ristoranti e negozi attirando, soprattutto d’estate, un numero sempre crescente di visitatori alla scoperta delle spiagge e calette locali, della vicina Riserva dello Zingaro e della cucina tipica.

Il borgo utilizza il mare sia per la pesca sia a fini turistici per l’esplorazione di questo tratto di costa. Il centro si affaccia infatti su un porto protetto da due moli e dotato di quattro pontili principali per l’approdo di imbarcazioni. Grazie alla crescente vocazione turistica, sono numerosi i servizi di tour che attraccano o si avviano dal porto verso i vicini attrattori del litorale.

Tra le risorse architettoniche e paesaggistiche del borgo legate al mare si segnalano:

Santuario-Fortezza di San Vito Martire. Ambienti ipogei dimostrano come il sito fosse frequentato già in epoca tardo romana (IV – V secolo) dimostrando la presenza di un luogo di culto. La sua presenza e la venerazione di San Vito Martire sono testimoniate successivamente in periodo normanno. Nel Trecento venne edificata una chiesetta, ampliata nel Quattrocento per far fronte ai numerosi pellegrinaggi che attirava il luogo. Le frequenti incursioni piratesche durante il XVI secolo moltiplicarono l’edificazione di torri di avvistamento lungo le coste siciliane. Il santuario assunse così anche una funzione militare mutandosi in fortezza con facciate “a scarpa”, leggermente inclinate e mura più spesse. Il sito divenne così luogo simbolico e fulcro per la nascita del borgo marinaro.

Tra le risorse architettoniche e paesaggistiche del borgo legate al mare si segnalano:

Tonnara del Secco (si veda specifica sezione).

Vasche per il garum. Nel medesimo sito della Tonnara del Secco sono state individuate vasche per la preparazione del garum, con ritrovamento di resti di pescato, strati di cocciopesto e tracce di macine.

Torre dell’Usciere. Torre di osservazione costiera di forma squadrata realizzata durante il XVII secolo. I ruderi appaiono consolidati.

Faro di Capo San Vito. Struttura novecentesca.

Location