SFERRACAVALLO Saperi del Mare

Sferracavallo (PA)

Description

I SAPERI DEL MARE

Foto di Emanuele Messina

Il varu è un vero e proprio rito sociale che coinvolgeva la comunità di pescatori del litorale sul quale insiste il borgo di Sferracavallo, con Carini, Isola delle Femmine e Mondello. La pesca era finalizzata alla cattura degli asineddi (zerri) in primavera, durante u varu, ovvero l’assemblamento nel periodo della riproduzione. Il capopesca possedeva il ruolo di guida per le operazioni in quanto detentore di saperi e competenze che gli consentivano di individuare il luogo esatto di riproduzione e gestire i tempi per non disturbare i pesci ed evitare di impedirne il ritorno l’anno successivo. La pesca avveniva per mezzo di una quarantina di nasse, le antiche trappole di giunco, legate al campione di prua e sull’albero della varca i nassi (Giallombardo 1990).

Foto di Simone Aiello

U palàngaru (palamito o palangaro) è un attrezzo costituito da una lunga lenza dalla quale si dipartono spezzoni più piccoli ciascuno dei quali è armato con amo ed esca. L’attrezzo è utilizzato per la pesca sulla lancitedda, la tradizionale imbarcazione a remi, ed è funzionale alla cattura di purpi e in passato con più facilità anche di mirruzzi, occhibbieddi, mustii, pisci luna. A seconda delle stagioni il palangaro è utilizzato anche per la pesca di sarachi, capuni e tunnareddi (cfr. Aiello, Riccobono 2003).

A Sferracavallo la zuppa di pesce chiamata gghiotta si preparava sulle barche con il pesce appena pescato: scruofani, calamari, làppani, cuocci, oppure solo purpi (cfr. Giallombardo 1990). La gustosa ricetta oggi è preparata dalle donne in casa e offerta anche dalle numerose trattorie presenti nel borgo e prevede come da tradizione la cottura dei pesci in un sugo di pomodoro insaporito con il soffritto di aglio o cipolla.

Location